Il 1 OTTOBRE 2022 è una data importante.
Una di quelle date che fanno riflettere.
30 ANNI! Già, esattamente 30 anni fa sono entrata nel mio primo posto di lavoro fisso. Non era solo un lavoro, era un SOGNO.
Avevo 21 anni e mi ero diplomata come perito chimico due anni prima. Per motivi personali avevo scelto di non laurearmi, e per un anno avevo fatto diversi lavori. Poi la scelta, importante: sarei tornata a studiare nell’ambito che amavo, l’ambiente. La testa mi diceva di continuare a lavorare, il cuore mi implorava di seguire le mie passioni. L’ho ascoltato. Un anno di corso, 8 ore al giorno dall’altra parte della città, mentre continuavo a lavorare qualche ora la settimana per avere un minimo di indipendenza finanziaria. Alla fine del percorso di studi o quasi si apre la possibilità di lavorare nel luogo che per me era il top, tramite concorso. Faccio il concorso. Vinco il concorso. Era il massimo… non potevo ambire a qualcosa di più maestoso!
5 anni, e inizio a mordere il freno. Il laboratorio non è il mio ambiente ideale, e voglio altro. E lo voglio altrove. Inizio a guardarmi intorno, e come un lampo arriva la possibilità di entrare in un Ente che sta nascendo. Un salto nel buio. I miei colleghi mi dicono che sono matta e che sarebbe stato meglio mantenere il posto sicuro che avevo. Lo avrei rimpianto, secondo loro. Nell’arco di una manciata di giorni decido. Un brivido, è il massimo. Un nuovo massimo!La mente frena, il cuore spinge. Di nuovo, seguo quest’ultimo.
Nuovo giro, nuova corsa. Dura quasi 13 anni. Il lavoro cambia, è meno stimolante e io inizio ad annoiarmi e a guardarmi intorno, tra le varie possibilità del mio Ente. Inaspettatamente mi viene offerta un’opportunità: il distacco presso la Procura. Sarei rimasta nel mio Ente ma a fare altro e altrove. Era, di nuovo , il massimo a cui potessi ambire. Quello che mi galvanizzava!
Passano 7 anni, il lavoro cambia ed i colleghi anche. Capisco cosa voglio fare nella vita, e non è carriera nella pubblica amministrazione. Decido di chiedere un part time che mi consenta di aprire la mia attività . Uno studio olistico… un sogno che si realizza! E nel frattempo vedrò cosa fare del lavoro babbano… attendo i segnali.
Segnali che non tardano ad arrivare. Passa poco meno di un anno e mi viene comunicato che il mio distacco sarebbe terminato e sarei tornata nel mio Ente. Me ne ero andata perché avevo perso entusiasmo, non potevo tornare a fare la stessa cosa. In un giorno d’inverno prendo la macchina e guido verso il mare. La monotonia dell’autostrada mi aiuta a pensare. Soprattutto a sentire. L’illuminazione: aiuto l’ambiente aiutando le persone. Come faccio in studio. Quindi voglio occuparmi delle relazioni con il pubblico. Un cambiamento enorme, per un tecnico come me! Espongo la mia proposta alla direttrice, che rimane perplessa. Per me aveva altri progetti. Ci pensa, mi dice.
Quello che non so è che i miei futuri colleghi in quel momento sono in difficoltà. Nell’ufficio c’è molto lavoro ed una persona se ne è appena andata. Avevano deciso di non chiedere ma solo aspettare. La decisione della direttrice: d’accordo, va da per questa possibilità. In prova per 3 mesi e poi decidiamo. Sono lì da quasi 5 anni.
E nel frattempo lo studio è diventato centro olistico, ha subito le ripercussioni del lockdown e periodo successivo e ora una nuova trasformazione. Il centro fisico è obsoleto, si lascia andare e si passa al lavoro esclusivamente on line. Con tanti programmi e progetti che, per ragioni di tempo, non riuscivo a portare avanti.
Progetti che, PER LA PRIMA VOLTA, vedono l’unione delle competenze “babbane” con quelle olistiche.
30 anni di lavoro e 51 di età e ho ancora l’entusiasmo di una ventenne, con la consapevolezza data dalla maturità e dall’esperienza.
E la certezza che se si segue il cuore non si sbaglia. MAI.
Con amore,
Valeria
Categorie: Blog

0 commenti

Lascia un commento

Segnaposto per l'avatar

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *