ESSERE O DOVER ESSERE?
Adoro avere a che fare con le persone. Amo quel brividino frizzante tipico di una nuova avventura che sta per iniziare quando sto per conoscere un nuovo cliente o una nuova realtà.
In questi anni di attività ad occuparmi del benessere personale ho conosciuto davvero tante persone. Soprattutto, ho avuto modo di “vederle” al di là dell’apparenza. Ho avuto modo di accedere alla fragilità, alla forza, ai talenti, alle ferite più nascoste di ognuno, più o meno palesi. C’è stato chi si è aperto al primo incontro, e chi invece si è schiuso piano piano.
In un mondo professionale di apparenza, è stato interessante conoscere l’essenza.
L’imprenditore che amava essere comandato e frustato, l’affascinante dirigente di una grande realtà con problemi di autostima, l’impiegata remissiva che ha fatto della sua dolcezza la sua forza. La mistress che nascondeva un’importante ferita al cuore, il deejay bellissimo che viveva una doppia identità e che aveva paura di rimanere solo e la stupenda ragazza la cui preoccupazione principale era nascondere il ditino del piede malformato.
Ho usato, volutamente, la descrizione attraverso il ruolo. Ma sono ruoli, appunto. Sotto quel ruolo ci sono Gianni, Francesco, Ginevra, Roberto, Luciano, Maria.
Proviamo a chiederci. Cosa accadrebbe se le persone con cui lavoriamo conoscessero la nostra “vera identità”? Come sarebbe se TUTTI fossimo senza maschere, soprattutto in ambito professionale? Sarebbe così terribile se ci mostrassimo come siamo veramente? Forse scopriremmo che siamo tutti umani. Forse scopriremmo che è bello sapere che altri condividono le nostre piccole grandi debolezze. Forse saremmo meno autorevoli…ma di certo saremmo più veri.
Non possiamo cambiare la società in cui viviamo, e magari nemmeno lo vorremmo, però possiamo riflettere su chi siamo e chi mostriamo di essere. E, forse, fare in modo che il gap si assottigli.
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