Mi capita spesso di sentire la frase “Qui nessuno fa niente”. Ho iniziato a mostrare segni di insofferenza e disappunto, quando la sento. Visto che tra le varie cose che faccio mi occupo anche di relazionarmi con il pubblico, questa è una frase che sento spesso e ogni volta mi coglie un senso di dispiacere misto a frustrazione. Perché questa frase è figlia, a mio parere, di due genitori dannosi per la nostra crescita personale e per la società in generale: l’eccesso di aspettative e l’egocentrismo.
Partiamo dalle aspettative. Da dove nascono le aspettative? Le aspettative sono “figlie” dei condizionamenti sociali e familiari, e il problema sorge quando queste aspettative si trasformano in pretese, in convinzioni incrollabili che “le cose debbano andare per forza in un certo modo”. DEVI, DEVE. Qualcuno DEVE farlo. Tu, lo Stato, l’Universo, Babbo Natale. Quando trovi un’aspettativa dietro c’è sempre qualcuno che DEVE fare qualcosa. Se hai seguito i nostri corsi o seminari a questo punto probabilmente ti si sarà accesa una lampadina, perché è qualcosa su cui focalizziamo spesso l’attenzione. Quindi, quando le cose non vanno come previsto, e le aspettative sono disattese, ecco nascere la delusione, la rabbia, il senso di impotenza.
Ma proviamo a riflettere: chi stabilisce queste regole? Chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato? In realtà, spesso sono solo le nostre convinzioni personali, frutto delle nostre esperienze e del nostro modo di vedere il mondo. E se provassimo a liberarci da queste aspettative, a guardare le situazioni con occhi nuovi, senza preconcetti? Forse scopriremmo che il “niente” che vediamo è solo un’altra prospettiva, un modo diverso di fare le cose che non coincide con le nostre aspettative.
Vediamo l’altro genitore. L’egocentrismo. Non è vero che nessuno fa niente, è vero che il TUO disagio non viene sollevato. Ah, ok, è un’altra cosa posta in questo modo, vero?
Spesso tendiamo a concentrarci solo su noi stessi, sui nostri bisogni e desideri, dimenticando che siamo parte di un tutto più grande. Siamo circondati da persone con le loro storie, le loro esperienze, i loro punti di vista. Le loro NECESSITA’. Le loro ASPETTATIVE (ahahah!).
Oltre ad un ME (sacrosanto) c’è spesso un TE o un ALTRO/ALTRI (altrettanto sacrosanti).
DEVO (ahahah) quindi dimenticarmi di me per dare spazio agli altri? E perché LORO non ne danno a me? Ma ti sembra giustizia questa?
Domanda interessante. Riesci a notare gli sviluppi della situazione? Si potrebbero scrivere dei libri, in merito.
Questa osservazione è frutto di una concezione dualistica. Mors tua vita mea. Una concezione basata sulla COMPETIZIONE, anziché sulla COOPERAZIONE.
Bene, pensa alle due parole. Competizione e Collaborazione. Qual è quella che ti dà la sensazione di maggiore apertura? Di maggiore leggerezza?
Non hai bisogno della mia prolissa spiegazione, hai già capito da solo/a i risvolti della vicenda.
Rapporti sociali basati sulla competizione portano sempre all’insoddisfazione di una delle due parti. IO vinco, TU perdi. Rapporti sociali basati sulla collaborazione, invece, portano a situazioni win-win: IO vinco, TU vinci. Situazioni vantaggiose per tutti. Certo, a volte è necessario incontrarsi a metà strada e “negoziare” una situazione intermedia, ma il risultato finale sarà di certo soddisfacente.
Nessuno fa niente? Iniziamo a fare qualcosa NOI!!
Con amore,
Valeria
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